Salute

Prostatite: il disturbo affligge un uomo su due

La prostatite è un’infiammazione che colpisce la prostata con un’incidenza fino al 10% degli uomini in età adulta. Può comportare diverse conseguenze se non curata adeguatamente e tempestivamente e si presenta con cause e sintomatologie diverse, come possiamo leggere su prostatite.org.

La prostata è un organo maschile che si trova sotto alla vescica e ricopre un ruolo di fondamentale importanza nella fertilità, in quanto determina la quantità e la qualità del liquido seminale e degli spermatozoi. L’infezione di tipo batterico è la causa scatenante più diffusa di questa patologia e può annidarsi sia a livello dell’organo stesso che della vescica. Le prostatiti cosiddette abatteriche, invece, sono più rare e possono essere scatenate da fattori spesso difficili da individuare: neurologici, traumatici, psicologici e persino immunitari. Di sicuro, giocano un ruolo fondamentale fattori di rischio come l’ereditarietà o stili di vita scorretti: fumo, alcool, droghe e alimentazione errata con o senza la presenza di diabete.

Molto spesso, la prostatite viene scambiata dal soggetto per una comune cistite, in quanto porta innanzitutto un senso di bruciore durante la minzione o sensazione di non corretto svuotamento della vescica. Ma, se si cominciano a notare segnali quali sangue nelle urine o nello sperma, accompagnato da dolori nell’area circostante i genitali, allora la diagnosi potrà essere proprio quella infiammatoria. Solo un medico, tuttavia, potrà dare un parere corretto, con l’ausilio di analisi specifiche di sangue e urine o di un esame ecografico o fisico in cui si preoccuperà di saggiare le dimensioni della prostata per verificare che sia ingrossata.

Tra le varie tipologie di prostatite, quella più grave è sicuramente quella acuta: tipica dei giovanissimi, comporta dolori molto forti e febbre con picchi oltre i 38°. I batteri presenti nelle urine dovranno essere individuati con un’urinocoltura, con quale sarà possibile trovare persino tracce di sangue.

La prostatite cronica, invece, ha un esordio più graduale ma ha una durata maggiore nel tempo. Tra le varie teorie dei ricercatori, ce ne sono alcune che individuano, come causa di questo tipo di patologia, un microrganismo anziché un batterio, oppure un’infiammazione acuta non trattata adeguatamente e quindi recidiva. La dolorabilità è più diffusa e meno violenta, e non si presentano nemmeno episodi febbrili ma è necessario curarla affinché sia debellata definitivamente.

Nelle tipologie di prostatite in cui i batteri non siano la causa scatenante, i sintomi sono ugualmente meno gravi e debilitanti, ma alla lunga possono incidere sulla qualità della vita del soggetto colpito. Si distinguono in due gruppi: la sindrome da dolore pelvico cronico infiammatorio e non. Nel primo caso, urinocoltura e analisi dello sperma rileveranno la presenza di numerosi leucociti, mentre nel secondo saranno quasi assenti. La difficoltà a individuare l’esatta causa di questo tipo di prostatite, comporta spesso fenomeni recidivanti e cure che intervengono soprattutto sulla sintomatologia. Quest’ultima, infine, è completamente assente nelle prostatiti asintomatiche, che sono quindi più complicate da diagnosticare ma neanche necessitano di cure particolari.

Al fine di non incorrere in questo disturbo, come già accennato bisognerebbe condurre uno stile di vita corretto, senza eccessi e basato su regolare attività fisica, ma soprattutto su un’alimentazione equilibrata. Sarebbe indicato evitare cibi speziati o piccanti, soprattutto nei soggetti a rischio e preferire, ai grassi saturi contenuti nelle carni rosse o nei formaggi elaborati, legumi o cereali integrali ma soprattutto frutta e verdura, in particolare uva e pomodori ricchi di polifenoli. A protezione delle pareti cellulari della prostata, intervengono anche vitamine quali la D e la E, mentre il consumo adeguato di acqua durante la giornata è praticamente d’obbligo.