Cultura

Fece innamorare Venere: chi era Adone? Come è morto? Storia e curiosità

La locuzione “essere un Adone” si usa spesso nel linguaggio comune e sta a descrivere un uomo particolarmente avvenente e affascinante, in grado di far innamorare anche le donne più belle. Anche se questa espressione è ampiamente diffusa, non è detto che chi la pronunci conosca la storia di questo personaggio della mitologia greca, quindi potrebbe essere interessante scoprire le vicende che lo interessano.

Il mito di Adone

Adone è un personaggio mitologico le cui gesta si tramandano fino al giorno d’oggi grazie ai miti greci. Questi, come noto, vennero ripresi dai romani che modificarono alcuni nomi e parte delle vicende, per questo motivo attualmente Adone è il protagonista di più storie tra loro simili.

In un mito si narra che Adone fosse un ragazzo bellissimo, nato del re di Cipro e sua figlia Mirra, la quale chiese agli dei di allontanarla dal proprio genitore per il quale provava una passione insana. La donna, quindi, venne mutata nell’albero che porta il suo nome e rilascia gocce di resina, simile a lacrime, dal caratteristico odore. Alla nascita di Adone, non essendo presente la madre, se ne prese cura Afrodite che in seguito lo affidò a Persefone la consorte di Ade, il dio dell’oltretomba. Quando il ragazzo divenne bello e forte le due donne se lo contesero, allora Zeus decretò che Adone doveva passare metà anno con Afrodite sulla terra, mentre nella restante parte del tempo, egli doveva stare negli inferi con Persefone. Un giorno estivo, però, il giovane venne ucciso da un cinghiale e dalle lacrime di dolore Afrodite nacque il fiore chiamato Anemone. Questo mito veniva narrato per descrivere la bellezza della natura che alla fine della bella stagione sfiorisce.

La storia alternativa a questa racconta le vicende di Adone e Venere (il nome romano di Afrodite) che si incontrarono in un bosco mentre il giovane stava cacciando. La bellissima donna da tutti contesa si innamorò del ragazzo appena lo vide, in quanto fu colpita da una freccia di Cupido. Marte, un pretendente di Venere, in seguito alla vicenda, divenne geloso e progettò di uccidere Adone trasformandosi in un cinghiale. Il dolore della donna dopo l’accaduto impietosì Zeus che permise ai due amanti di ricongiungersi nel periodo estivo, con la promessa che Adone sarebbe tornato nell’oltretomba in autunno. Questo spiega il motivo per cui nei mesi caldi il tempo è più mite, ciò è dovuto alla passione dei due amanti che si ricongiungono.

I due miti sono molto simili ma la storia d’amore, presente nel secondo, lo ha reso il più diffuso.

Adone nell’iconografia classica

La storia di Adone e Venere ispirò moltissimi artisti che decisero di rappresentare i due amanti sfortunati in statue e dipinti. Un esempio è la scultura neoclassica di Canova che mostra un momento di intimità tra i due, essi si salutano non sapendo che quello rappresenta il loro ultimo incontro. Lo sguardo che si scambiano, mentre sono in piedi, è molto intenso, dimostra il loro idillio e la loro passione che li isola dal mondo esterno. Attualmente l’opera è esposta al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra.

Venere e Adone vennero rappresentati anche da Tiziano in una tela che, attualmente, è esposta al museo del Prado di Madrid, a questa seguirono altri lavori, che l’autore elaborò proprio perché era molto legato al primo, che gli fu commissionato dal re spagnolo Filippo II. Tiziano rappresenta, come Canova, l’abbandono, che non si attesta come momento romantico ma, piuttosto, come attimo drammatico.

Nel dipinto si vede una donna di spalle che cerca di trattenere il suo uomo invano. Infatti Adone è fermamente convinto di andare a caccia e nemmeno Venere riesce a fermarlo. Sullo sfondo c’è Cupido che dorme, quindi, non assistendo alla scena, non riesce ad addolcire l’uomo facendogli cambiare idea, in questo modo egli andrà dritto verso il suo inesorabile destino.